Nell’astigiano, nel b&b che Davide ha prenotato per noi in collina, ci si sveglia presto. I vitigni sono coperti di neve, tutto è avvolto nel silenzio, e mentre aspettiamo che il nostro ospite ci venga a prendere per portarci a fare un po’ di turismo, come ha promesso, ci ritagliamo un’ora per rispondere a qualche mail urgente e stare dietro al lavoro che inevitabilmente si accumula dopo giorni lontano dall’ufficio. Il giro turistico prevede la visita della chiesa romanica di San Nazario, appollaiata in cima a una collinetta che domina chilometri e chilometri di campagna, dove Profumi per la mente d’estate organizza reading con pic-nic, e del borgo di Montechiaro d’Asti, dove Davide aggiunge la ciliegina sulla torta farcita della sua strepitosa ospitalità regalandoci un pacco a testa di brut e bun, i biscotti locali di cui bisogna leggere attentamente il foglio illustrativo: provocano dipendenza e assuefazione immediate.
Prima di riprendere la strada, direzione Ivrea, Davide ci costringe a fare tappa ad Asti. Lo spirito vacanziero della mattinata non fa per lui. Vuole passare negli studi di Primaradio per registrare una puntata speciale della sua trasmissione Simply book, approfittando della nostra presenza. Ancora una volta ci tocca “performare”. Per fortuna ci fa parlare di due libri a scelta del nostro catalogo, niente “futuro del libro & co”, e quando si tratta di parlare dei nostri gioielli tutto diventa più facile.
Visto che lo spirito stakanovista di Davide ci ha pervaso ci facciamo accompagnare anche a visitare la libreria locale, Il Punto, che non avevamo preventivato nel nostro giro. Ma l’orario è quello di pranzo, la libreria è chiusa e non ci resta che sbirciare nelle vetrine. A parte pile del nuovo romanzo di Danielle Steel, libri di cucina, gialli dalle copertine truculente e cartonati a 9,90 dai titoli assonanti, non c’è molto da vedere. Buttando poi un occhio ai nostri venduti annuali ci rendiamo conto che qui dentro un libro Iperborea o minimum fax si sentirebbe come la particella di sodio nella pubblicità dell’acqua minerale di qualche anno fa.
Il sodalizio editoria di progetto-librerie indipendenti è un luogo comune tutt’altro che scontato, e avvalorarlo sminuisce il lavoro di quei librai che lo perseguono con passione, determinazione e coraggio. Quello di puntare sulle proposte dell’editoria di progetto come segno distintivo della propria libreria richiede molta competenza e un lavoro potenzialmente senza fine, se si pensa che in Italia sono censiti più di 8mila editori “attivi” (impossibile anche solo calcolare quelli inattivi). Bisogna leggere, approfondire, scavare nei cataloghi, dare voce a nicchie, ricercare un proprio gusto e una propria identità, grattare sotto la superficie delle proposte più “immediate”. Resistere alle pressioni dei promotori con maggior potere contrattuale. E soprattutto convincere i propri clienti e lettori della qualità di un’offerta che probabilmente non conoscono. Insomma, un lavoraccio che non tutti hanno la voglia, il tempo e la capacità di fare. E magari poi è una scommessa che non funziona perché si è sbagliato target.
Forse effettivamente alla libreria Il Punto scarseggiano i lettori di Iperborea e minimum fax. Può darsi. O magari invece non ce ne sono perché nessuno gli ha mai messo un libro di questi cataloghi sotto il naso. O forse ancora abbiamo avuto solo una visione parziale dell’offerta della libreria, non avendo potuto visitarla… Per questo ci dispiace non aver incontrato la proprietaria. Questi nostri tour non servono solo per farci accogliere con entusiasmo dai librai che ci conoscono e apprezzano i nostri cataloghi, ma anche per stringere rapporti con chi ancora non ha familiarità con la nostra proposta, e magari ha bisogno solo di un avvio per addentrarsi nelle nostre “case”.
Tutto questo per dire che le librerie non sono mai, in nessun caso, luoghi neutri che vendono ai clienti quello che a loro vendono gli editori. Ogni anno in Italia escono 65mila nuove edizioni. A monte dell’arrivo di un libro nella vetrina di una libreria e quindi nelle mani di un lettore c’è una catena di scelte che l’ha portato lì. È evidente, anche considerando solo questo numero, quanto importante sia il ruolo di una libreria per la vita culturale di una comunità. È un lavoro di mediazione e selezione pari a quello di un editore. A maggior ragione nelle città di provincia, dove le occasioni di incontro con il libro sono più rare, il ruolo della libreria è fondamentale. E dietro a questo si nasconde un lavoro infinito, con ogni probabilità in lotta con un bilancio che non vuole sapere di pareggiarsi.
Ma arriviamo a Ivrea, dove ci aspettano “i magnifici 4” della Galleria del Libro: Gianmario, Chicca, Elisa e Roberta. “Passata l’Olivetti girate a destra dopo la Dora”. Già dalle indicazioni si capiscono tante cose di questa città di neanche 25mila abitanti. Pochi decenni fa ne contava il doppio: tutti gli impiegati della Grande Olivetti, cervelli di altissimo livello da tutto il mondo, poi “fuggiti”. Chi è rimasto, invece, sono i librai. Oltre agli alla Galleria del libro, la città offre molte possibilità di scelta: dalla libreria per ragazzi Didattica Più alla Garda, dall’Officina Morenica (libreria-ristorante-caffè) a una Mondadori franchising, oltre alla libreria Cossavella, che, con ammirevole fair play, Gianmario ci porta subito a conoscere. A detta del proprietario Italo Cossavella, la sua libreria, nata nel 1968, è “la libreria italiana con più titoli in magazzino dopo la Hoepli di Milano, ovvero 120mila”. Cossavella negli ultimi anni ha raddoppiato lo spazio, aprendo una libreria caffè pochi metri più avanti, con una imponente sezione di libri antichi, illustrati, rarità e prime edizioni.
Non è un dato verificato né, probabilmente, verificabile, ma per la nostra esperienza possiamo affermare senza timore di essere smentiti che non esiste città italiana con un’offerta di titoli diversi per abitante altrettanto ampia che a Ivrea. Per quel poco che possiamo vedere, gli eporediesi sembrano apprezzare: tra una chiacchiera e l’altra con Gianmario e Chicca, due dei quattro soci della libreria, ci intratteniamo con qualcuno delle decine e decine di lettori che continuano ad affluire e cercare tra gli scaffali densi delle tre grandi sale della Galleria in un tranquillo venerdì pomeriggio qualunque. O quasi: alle 18, nella piazza antistante la libreria, c’è uno degli ultimi comizi preelettorali di Beppe Grillo. Usciamo tutti, insieme ai clienti della libreria, per assistere alla sfilza di improperi, sogni, promesse, utopie, analisi, che il guru 5 Stelle distilla con i tempi teatrali di un uomo di spettacolo navigato e l’energia e la forza di uno che ha visto la luce.
Per quanto interessante – sarà la pioggia, sarà il freddo, sarà l’ansia – dopo poche decine di minuti lasciamo perdere e, schivando le rare bucce d’arancia residue dal carnevale di due giorni prima, troviamo rifugio a casa di Gianmario, dove sua moglie Monica ha organizzato un sorprendente buffet: stavolta il nostro show avrà una forma più privata, e il pubblico è un selezionato nocciolo duro di amici e clienti della libreria, che dopo averci ascoltato avranno a disposizione una selezione dei titoli dei nostri cataloghi da acquistare direttamente su consiglio di chi ha scelto di pubblicarli.
Gianmario è un libraio decisamente atipico, impossibile da etichettare. Già dal fisico, lo vedresti meglio in maglia azzurra, con una fascia di spugna intorno al cranio rasato, abbracciato ai fratelli Bergamasco mentre squarcia la mischia degli All Blacks. Dopo anni passati “a fare altro”, lettore voracissimo e molto attento, ha rilevato una quota della Galleria del Libro, libreria storica eporediese, diventando così uno dei “magnifici 4” soci, che senza di lui sarebbero, tutte al femminile, “magnifiche 3”. A conoscerli, sembrano davvero ben assortiti, ognuno con conoscenze e innamoramenti di cataloghi diversi, ma una passione comune per il libro. E i clienti, a giudicare dalla quantità di domande che rivolgono ai librai, l’hanno capito.
Gianmario è uno di quelli a cui vengono molte pazze idee, solo che è anche pericoloso, perché poi si mette purea realizzarle! E così si finisce alle 3 del mattino a organizzare con lui un festival letterario…
Lo seguiamo per le vie del centro e lo fermano a decine a chiedergli dei suoi ultimi progetti, dal capo di un carro del carnevale al sindaco, dal pensionato al ragazzino, e lui chiama ognuno per nome e con ognuno ha in ballo qualcosa. Nessuna sorpresa quando ci dice che ha organizzato per noi l’indomani mattina una visita speciale al museo Tecnologic@mente, dove è custodita una delle più ricche collezioni di macchine da scrivere e calcolatori Olivetti al mondo. Nessuna sorpresa neanche quando l’indomani scopriamo che il museo è aperto apposta per noi e farci da guida è la direttrice e fondatrice del museo in persona.
Per i “magnifici 4” la libreria, i libri, i festival sono una missione. Qualcosa che fanno per se stessi ma soprattutto per la comunità. Una comunità, ovvero una città intera che dopo la crisi e lo smantellamento dell’Olivetti non si è più ripresa, e vive nel ricordo di un’Epoca d’Oro ancora troppo vicina perché non si trovi ancora, in ogni momento, in qualsiasi conversazione, qualcuno che tira fuori quel “sì ma un tempo…” che tanto manda in bestia Gianmario, Chicca, Elisa e Roberta. Loro appartengono a un’altra generazione, una generazione che ha voglia di voltare pagina, senza rimpiangere quello che non si può replicare, ma avendo imparato le lezioni che solo una storia esemplare può insegnare.
Ma è tardi, ci stiamo dilungando, con questi pensieri, annebbiati dal vino bevuto fino a tarda notte, andiamo a dormire nella stanza dei figli piccoli, che loro malgrado ci hanno ceduto i letti per andare a passare una notte dalla nonna. E dormire sarebbe bellissimo, se Gianmario nella stanza accanto non russasse come un rugbista stanco dopo una storica vittoria a Twickenham.